Horrormatopeica

Quando cresci nelle terre del Sannio sai benissimo che il mito e la storia convivono.

La religione non è riuscita a sradicare la superstizione. La storia e la leggenda ti accompagnano sin dalla primissima infanzia: i miti delle streghe, delle janare, ti educano a convivere con le paure più recondite.

Ad esempio gli anziani delle campagne insegnano ai piccoli a non avvicinarsi ai pozzi, altrimenti la Manolonga ti prende e ti porta giù con sé, e allora nessuno ti potrà mai riportare in superficie.  Le streghe nelle notti del Sabba rubano i cavalli, fanno loro le trecce e li cavalcano fino all’alba.  Il giorno dopo li ritrovi nelle stalle sudati e stanchi, con delle trecce che è impossibile sciogliere. Il tutto accade di notte, quando l’uomo non può difendersi.

La leggenda più paurosa però, quella che si muove nel ventre della città, nei suoi vicoli storici, è il mito della “zoccolara”, la cui storia è a tutti nota e da tutti raccontata a mezza voce.

La prima volta che ne sentii parlare ero una bambina che giocava nei vicoli del Triggio, ospite di una amichetta la cui nonna,ci permetteva di giocare nel suo piccolo giardino. Con le altre bambine saltavamo la corda cantilenando la filastrocca delle streghe “unguento unguento/portame a la noce di Benevento/ supra acqua et supra vento sopra ogne maltempo”. Quella notte rimasi a dormire a casa della mia amica e fu la notte che sentii la sua voce.  Giunta sera, mentre eravamo pronte ad andare a letto, la nonna ci avvicinò a sé dicendoci : “ormai è notte, se bussano alla porta o alla finestra non aprite, ora metto il sale negli angoli,non lo levate, che chell’ mo’ ven”.

Clap Clap, Clap Clap, Clap Clap…

Nel cuore della notte ci svegliammo sentendo uno strano rumore di zoccoli, ed una risata stridula provenire dalla strada. Impaurite ci abbracciammo ed il rumore degli zoccoli amplificato dall’ora tarda, ci spaventò a tal punto che iniziammo a piangere.  Improvvisamente sentimmo bussare alla finestra e una voce indefinibile che cantilenava “e creatur’ e creatur’, so bell’ e creatur! Venit’ addo’ mamma creatur’.’A mamma cu l’uocchie bianche.”.

La nonna corse da noi e dopo averci calmato ci raccontò la storia della “zoccolara”.

“Non vi dovete spaventare  è  una povera  femmina” disse “la storia dice che era bella, portava sempre  gli zoccoli di legno, camminava e faceva  rumore con i suoi zoccoli, Clap Clap, Clap Clap, Clap Clap…

andava a vendere il latte  pe’ dint’ o’ rione e teneva due bimbi piccoli e belli come a lei, ma una notte i figli sparirono dalle culle, le janare se li erano portati via… e non li trovò mai più. Morì tempo dopo per il dispiacere e da allora bussa alle porte delle case vecchie, cerca i suoi bambini, se qualcuno apre la porta non la vede, sente solo la sua risata, stridula, ma nun se ver’ maij’. Ogni tanto cerca di prendere i bambini di altre mamme, di notte, li avvicina offrendo loro le caramelle.  Il sale la tiene lontana dalle case,si mette a cuntà i granellini, po’ ven u juorn’ e se ne va, per questo u’ mett’ sempre”.

Clap Clap, Clap Clap, Clap Clap…

Quella notte sparì dalla culla il piccolo Giulio.

Venne trovato dopo una settimana all’interno del Teatro Romano, infreddolito ma vivo.

Ormai sono passati anni e nessuno ha più pensato alle strana sparizione del bambino.

 Oggi quando passo in quella zona ho ancora addosso una forte sensazione di paura, nel buio della notte è una zona che incute disagio: anche chi non conosce la leggenda dice di aver sentito uno strano rumore di zoccoli, perfino in pieno inverno.

Clap Clap, Clap Clap, Clap Clap…

Nonostante la leggenda continua a essere una zona appetibile per le nuove coppie. La mia amica Maria incinta di pochi mesi ha deciso di andare a vivere al Triggio.

Un giorno mi chiamò ridendo e raccontandomi come, appena trasferita, un’anziana  le avesse fatto dono di una scopa di saggina da tenere dietro la porta “per non fare entrare le streghe, ti rendi conto?” Raccontava delle leggende del sale e dei pezzi di casa ristrutturata da conservare come di ridicole superstizioni.

Mi invitò a casa sua dopo la nascita della bambina.

Quando mi recai da lei mi trovai davanti una ragazza precocemente invecchiata, stanca che dimostrava almeno dieci anni di più, il marito era dimagrito molto ed entrambi non dormivano da giorni perché la bambina piangeva costantemente.

Poggiai il mio regalo su un tavolo e mi affacciai ad osservare la bimba.

Era bellissima. Notai però che con gli occhi seguiva qualcosa di invisibile, poi rideva e ricominciava a piangere.

“Maria ma la tua bimba da quanto piange?” le chiesi; mi rispose “sono due giorni, inizio ad essere stanca. Inoltre dei bambini stupidi bussano di notte in continuazione, non ci permettono di dormire. Ieri hanno bussato fino alle prime luci dell’alba, poi quando Stefano ha aperto la porta  per far loro una ramanzina sono spariti. Ehi, ma dove hai appoggiato il regalino?”.

Il regalo era sparito dal tavolo e Maria lo ritrovò il giorno dopo nell’armadio.

Inoltre sparirono il biberon, le chiavi della macchina e molto altro. Le finestre si aprivano da sole, gli oggetti cadevano o si spostavano.

Clap Clap, Clap Clap, Clap Clap…

Il vero dramma fu quando una notte di settembre Maria mi chiamò in lacrime, dovetti correre da lei perché era sola in casa ed era terrorizzata. Quando arrivai ci vollero dieci minuti per farmi aprire.

Aprì la porta, ed era bianca come un lenzuolo. Teneva la bambina stretta al petto. La bambina piangeva e seguiva un’ombra , una presenza invisibile a noi adulti. All’improvviso risentii il rumore degli zoccoli.

Clap Clap, Clap Clap, Clap Clap…

Battevano sulla strada, sentivo il freddo salirmi lungo la schiena, il rumore e la voce li conoscevo bene, li avevo sentiti tanti anni prima.

Clap Clap, Clap Clap, Clap Clap…

Bussò alla porta, ripetutamente, con forza,  proprio come tanti anni prima.

Clap Clap, Clap Clap, Clap Clap…

La porta, di legno doppio e pesante si aprì all’improvviso, ed un vento freddo entrò nella casa.

Clap Clap, Clap Clap, Clap Clap…

Si sentiva quel rumore di zoccoli che battevano a terra  e quella voce che ridendo ripeteva “e creatur’ e creatur’, so bell’ e creatur! Venit’ addo’ mamma creatur’.’A mamma cu l’uocchie bianche”.

Clap Clap, Clap Clap, Clap Clap…

Il pianto della bambina si fece più forte, insopportabile.

Clap Clap, Clap Clap, Clap Clap…

Improvvisamente così come era iniziato quello strano fenomeno finì.

Maria ed il marito hanno traslocato il giorno dopo dalla casa. La bimba non ha più seguito nulla ed ha smesso di piangere. Pochi giorni  fa sono ripassata per il Triggio.

Ero da sola e passando vicino ad una casa ho sentito bussare, non mi sono girata. Di fronte a me ho visto un’ombra attorniata da bimbi che la tiravano, ho poi sentito un rumore di zoccoli e una risata.

Non mi sono girata.

Clap Clap, Clap Clap, Clap Clap…

A volte la terra dove nasci ti insegna delle cose. Un retaggio, una tradizione, un’essenza.

Oppure il suono, antico e infernale, della pura paura.

Clap Clap, Clap Clap, Clap Clap…

Mai più mi sono girata.

Gianfranca Palma

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