HOMO FICTUS E MONDO DI CARTA

Il seminario Scritture in transito tra letteratura e cinema, guidato da Silvia Acocella, prosegue il suo cammino, ripercorrendo con Annachiara Monaco, Carmen Lega, Achille Campanile le tracce di un’arte del discorso che solo in parte coincide con la «letteratura», legata alla carta e alla rivoluzione tipografica. La scrittura sarà interpretata come secrezione, attraverso una poesia di Levi, che unisce la perla della Meleagrina agli umori dell’uomo. Nel silenzio accartocciato dei libri è possibile leggere e leggersi, oltre la vista naturale, dentro trame affidate a narratori ciechi. Messi molte volte al rogo, i libri mantengono intatte le lacrime versate al loro interno, mentre, di secolo in secolo, la nota universale del lamento prolunga il suo ‘basso ostinato’ dal Lamento della ninfa di Monteverdi alle Tre Madri di De André. Nel brusio mentale dei lettori in biblioteca, ascoltato dagli angeli del Cielo sopra Berlino, affiora il canto impossibile di un epos di pace. «Nel confine impercettibile» tra lamento e crimine, la linea, intera, spezzata, diventa immagine delle numerose vite che si agitano sospese ai bordi della poesia di Milo De Angelis, dove l’umanità prende la forma di una figura errante. Spazi per la luce, nel mondo di carta, sono tutte le ferite di Chisciotte, primo Homo fictus del romanzo moderno che, sul suo Ronzinante, inaugura la mossa del cavallo, tipica della letteratura, per Šklovskij. Il suo sangue si mischierà, sulla carta, a quell’umore tetro che gonfierà il corpo immondo di Gregor Samsa e che dilagherà nel mare/male oscuro che bagnerà la letteratura novecentesca. La grafite porterà a collegare gli allotropi del carbonio, fino al diamante calviniano e al taglio delle pagine di un libro che, in Me & Earl & the Dying Girl, racchiuderà lo splendore di un istante felice. Davide Lancia e Sara Lanza daranno corpo alla Storia di un atomo di carbonio di Levi, lungo una catena infinita di metamorfosi che si allungherà fino al punto di una pagina e poi al tratteggio che percorrerà la carta di Strappare lungo i bordi. Guardando attraverso la «celata di cartone» di Chisciotte, un accostamento visivo, proiettato alla fine, si riempirà del suono di due voci, ormai ‘familiari’ come il ‘lessico’ che stiamo componendo, nel nostro ostinato fare umanità.

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venerdì 18 marzo 

Aula Piovani (14,30-16,30)


Le foto della puntata

2 thoughts on “HOMO FICTUS E MONDO DI CARTA

  1. Nel corso di questi anni, ho finito per considerare il Seminario, e le anime che lo “animano”, lo specchio di me stessa: in ogni parola, nozione oppure opera letteraria, a me conosciuta o sconosciuta, ritrovo una parte di me, sorprendendomi nel vedere commentata un’opera artistica, di cui ammiravo la bellezza, ma sconosciuta ai più. La sorpresa più grande, per me, in questo incontro del 18 marzo, è stato il commento ad una canzone che mi è molto cara, “Tre Madri”, ed anche la scoperta che le sue note di fondo appartengono al lamento di Monteverdi: sono una grande ammiratrice, ed ascoltatrice, di tutte le canzoni religiose di De Andrè, imperniate sulla figura di Gesù e della Madonna. Questo cantautore dovrebbe essere conosciuto anche per il sublime, presente in canzoni come “Si chiamava Gesù”, “Il sogno di Maria” e “Il cantico dei drogati”. Il lamento di dolore ha attraversato tutta la storia della nostra Letteratura, come pianto e compianto, ed è approdato alla musica, per fondersi con essa. Il Seminario mi consente, e mi ha consentito, di conoscere autori contemporanei, di cui spesso non si riesce nemmeno a parlare, data la vastità degli esami generici di Letteratura Italiana, soprattutto per chi, come me, proviene da un curriculum classico e la modernità, sebbene sia giunta alla fine del corso di studi, rimane ancora una scoperta continua. Del resto, l’epopea di Gilgamesh, i manoscritti, i libri, le linee, intere o spezzate, la poesia, la chimica, l’astronomia e gli elementi, corrono veloci nelle nostre sinapsi, ricordi trasportati da un atomo di carbonio, quello stesso atomo che ha spinto anche me a scrivere un pensiero, sul reticolo di una carta digitale, evoluzione di quella materiale. Purtroppo, la crudeltà della storia, quella che possiamo considerare la “somma crudeltà”, dello sterminio degli Ebrei, così come essa viene percepita dalle nostre coscienze, si ripete, in piccolo o grande, a seconda di come vogliamo considerarla, nell’emarginazione, nella persecuzione e nelle stragi del mondo attuale, sebbene, come precisato, alla fine di un film, “immaginare un mondo senza crudeltà sarebbe immaginarlo anche senza umanità”, data la commistione di luce e buio della natura umana. Spero che l’Arte, la Letteratura, il Cinema e la Musica possano svolgere una funzione altamente formativa per le nuove generazioni, per una cultura della pace, del sostegno e dell’integrazione, spingendo a riflettere sulle radici dell’uomo, sulla bellezza effimera, da carpire sul momento, e sui grandi dolori, che accomunano, ed hanno accomunato, tutti gli uomini, dall’uomo delle caverne, all’eroe fino a quello contemporaneo: in ciò, risiede il valore del Seminario, come riflessione sulla vita e momento di arricchimento culturale, ed affinamento spirituale, rivolgendosi ai “cuori gentili”, che, a loro volta, potranno renderne altri sensibili alla Bellezza. Questo è il cuore, ed il segreto, del Seminario: l’amore per l’Uomo, per quanta strada, culturalmente, ed emotivamente, ha fatto finora. Non i 4 CFU.

  2. Nel corso di questi anni, ho finito per considerare il Seminario, e le anime che lo “animano”, lo specchio di me stessa: in ogni parola, nozione oppure opera letteraria, a me conosciuta o sconosciuta, ritrovo una parte di me, sorprendendomi nel vedere commentata un’opera artistica, di cui ammiravo la bellezza, ma sconosciuta ai più. La sorpresa più grande, per me, in questo incontro del 18 marzo, è stato il commento ad una canzone che mi è molto cara, “Tre Madri”, ed anche la scoperta che le sue note di fondo appartengono al lamento di Monteverdi: sono una grande ammiratrice, ed ascoltatrice, di tutte le canzoni religiose di De Andrè, imperniate sulla figura di Gesù e della Madonna. Questo cantautore dovrebbe essere conosciuto anche per il sublime, presente in canzoni come “Si chiamava Gesù”, “Il sogno di Maria” e “Il cantico dei drogati”. Il lamento di dolore ha attraversato tutta la storia della nostra Letteratura, come pianto e compianto, ed è approdato alla musica, per fondersi con essa. Il Seminario mi consente, e mi ha consentito, di conoscere autori contemporanei, di cui spesso non si riesce nemmeno a parlare, data la vastità degli esami generici di Letteratura Italiana, soprattutto per chi, come me, proviene da un curriculum classico e la modernità, sebbene sia giunta alla fine del corso di studi, rimane ancora una scoperta continua. Del resto, l’epopea di Gilgamesh, i manoscritti, i libri, le linee, intere o spezzate, la poesia, la chimica, l’astronomia e gli elementi, corrono veloci nelle nostre sinapsi, ricordi trasportati da un atomo di carbonio, quello stesso atomo che ha spinto anche me a scrivere un pensiero, sul reticolo di una carta digitale, evoluzione di quella materiale. Purtroppo, la crudeltà della storia, quella che possiamo considerare la “somma crudeltà”, dello sterminio degli Ebrei, così come essa viene percepita dalle nostre coscienze, si ripete, in piccolo o grande, a seconda di come vogliamo considerarla, nell’emarginazione, nella persecuzione e nelle stragi del mondo attuale, sebbene, come precisato, alla fine di un film, “immaginare un mondo senza crudeltà sarebbe immaginarlo anche senza umanità”, data la commistione di luce e buio della natura umana. Spero che l’Arte, la Letteratura, il Cinema e la Musica possano svolgere una funzione altamente formativa per le nuove generazioni, per una cultura della pace, del sostegno e dell’integrazione, spingendo a riflettere sulle radici dell’uomo, sulla bellezza effimera, da carpire sul momento, e sui grandi dolori, che accomunano, ed hanno accomunato, tutti gli uomini, dall’uomo delle caverne, all’eroe fino a quello contemporaneo: in ciò, risiede il valore del Seminario, come riflessione sulla vita e momento di arricchimento culturale, ed affinamento spirituale, rivolgendosi ai “cuori gentili”, che, a loro volta, potranno renderne altri sensibili alla Bellezza. Questo è il cuore, ed il segreto, del Seminario: l’amore per l’Uomo, per quanta strada, culturalmente, ed emotivamente, ha fatto finora. Non i 4 CFU.

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