la posta del Seminario

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Negli anni, il seminario è diventato un punto di contatto tra studenti e docenti e, a distanza di anni, anche dopo aver conseguito la laurea, ancora sono tanti ad iscriversi e a scriverci email per condividere il loro ricordo.
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12 messaggi.
Carolina Carolina pubblicato il 29 Settembre 2022 alle 23:47
Nella “puntata” del 30 aprile di questo spettacolare “Seminario” è stato bellissimo poterci vedere finalmente tutti insieme in carne ed ossa, dopo esser stati tanto tempo dietro a degli schermi. Ringrazio infinitamente la professoressa Acocella e in second’ordine, ma non di meno importanza, tutti i “nuvolari”, per queste possibilità che ci date nel tornare in presenza e raccoglierci come facevamo una volta❤️
Sara Sara da Catania pubblicato il 29 Settembre 2022 alle 23:44
Alla professoressa. E a tutti i ragazzi del seminario ❤ Cara prof, ho deciso di scriverle in seguito ad uno dei suoi tanti discorsi al seminario quando, lo ricordo vividamente, ci rassicurò sul fatto avremmo potuto cercarla, parlarle, raccontarci (e quest'ultimo fu il dettaglio che più mi stupì) in qualsiasi momento. In tutta sincerità, sono mesi che indugio su questa lettera, (fingerò che sia tale, anche se si tratta di una e-mail, perchè riesco a sentirmi bene solo quando affido le mie parole alla carta) con la paura costante di non saperne, ma anche di non essere, abbastanza per potermi rivolgere a lei. Ciò che mi ha convinta è stato conoscerla. Conoscere una persona così attenta ai sentimenti degli altri...così gentile e ben disposta ad accogliere chiunque nella sua "famiglia nuvolare". È stato vedere, di volta in volta, tutta la bellezza che siete riusciti a creare, da così poco, e scoprire, dalla mia timida postazione "dietro le quinte", che anch'io desideravo farne parte. "Questo seminario è un'opera d'arte" così, testuali parole, mi avevano detto e non lo avrei mai creduto possibile, se non avessi visto con i miei occhi. Se non mi fossi lasciata convincere ad abbassare le difese e a stare semplicemente lì, ad ascoltare la storia che altre persone, con coraggio, volevano raccontare. L'ho vista adoperarsi in ogni modo prof! Proteggerci, un'anno fa, quando eravamo confusi e spaesati dalla realtà "sottovuoto", come l'ha definita lei, che si prospettava ai nostri occhi e che ci impediva di respirare. Amarci, per tutto la durata delle puntate e anche oltre, incoraggiarci a considerare quello spazio come una dimensione in cui poter essere noi stessi. L'ho vista mostrarci come diventa più facile aprirsi, con il semplice gesto di attivare le videocamere ("attivare le vite", un'altra delle frasi che mi è rimasta impressa e che mi impegno a ri-cordare). L'ho vista, per prima, capire che fare lezione in DAD è come gridare in una stanza vuota, dietro gli schermi, infatti, ogni traccia di vita scompare. E poi ho visto i suoi ragazzi... sono rimasta incantata dal modo in cui si sostengono a vicenda, dalla totale assenza di paura nel mostrarsi per quello che sono, nel condividere pezzi della loro esistenza. Per perdersi e poi ritrovarsi, grazie alla sua guida costante. Perché sanno che comunque andranno le cose, verranno accolti. Ho visto tutto questo e me ne sono innamorata. Non finirò mai di ringraziarla per tutto quello che, direttamente o indirettamente, ha fatto per me. Sono grata più di quanto riesca ad esprimere con queste mie parole. Con affetto.
Francesco Paolo Francesco Paolo pubblicato il 29 Settembre 2022 alle 23:41
La scrittura può essere solo in transito. Festa mobile. Donna. Notte. Albe. Chiarissima prof.ssa Le scrivo per potermi iscrivere al laboratorio di scrittura di quest'anno. Mi diletto nel gioco baccano e duttile delle parole, per quello che ricordo, da quando ho imparato a scrivere. Col tempo ho smesso di scrivere parole e cominciato a dipingerle, forse col fuoco... ma per essere più precisi, col fumo. Perchè la memoria, è più oblio che ricordo. E quello che scrivo è dimenticanza, rimembranza. L'anno scorso mi iscrissi a questo seminario e ne seguii vivamente gli incontri (a distanza vero, ma pur sempre incontri).
Simona Simona pubblicato il 29 Settembre 2022 alle 23:39
Gentile professoressa, sono una studentessa iscritta alla facoltà di Lettere Moderne (secondo anno) questa è' la mia terza iscrizione, seguo il seminario da quando sono iscritta alla Federico II e sono sempre molto felice di parteciparvi. Ne approfitto per ringraziarla del magnifico progetto che assieme agli altri ragazzi e alle altre ragazze porta avanti con tanta passione e dedizione. L'atmosfera in Piovani è magica e, nonostante le limitazioni, è stato salvifico seguire il Seminario durante il lungo periodo di quarantena, nonostante la distanza ho percepito tutta la voglia di fare, la passione pura e la dedizione. Nella sua voce, nei suoi occhi pixelati, e nella passione travolgente dei ragazzi e delle ragazze. Per questo, ci tengo a ringraziarla nuovamente.
Lucia Luongo Lucia Luongo pubblicato il 12 Aprile 2022 alle 22:00
Il titolo di questa lezione del Seminario ricalca una poesia che scrissi da adolescente, poi pubblicata, e mi ricorda il titolo del libro di Dacia Maraini, che non ho mai letto. La lezione inizia con un excursus dell'origine delle Neniae, addirittura paleolitica, nate dal bisogno di rassicurare, e tranquillizzare, i cuccioli dei Poetici Primati. Per cantilenarle bene, tuttavia, l'apparato vocale doveva essere sviluppato e, per questo, la nenia doveva essere cantata da una donna Sapiens, anche se, nel mio immaginario, la prima traccia di umanità la troviamo nell'ominide Lucy, morta, probabilmente, mentre metteva in salvo il fratello. Ed ecco le voci, quelle vere, reali, e quelle interiori, nascoste, ed onnipresenti: quelle che suggeriscono l'opera all'Artista, nascendo da un Genio più grande di lui...Immagino Van Gogh, che visualizza le sue spirali astronomiche, mentre le sue voci interiori gliele descrivono perfettamente. Le voci narranti dei romanzi, così varie, spesso già onniscienti, rispetto agli eventi, hanno molto da insegnare, e raccontare, "sbucate" fuori dal Buco Bianco della materia creatrice, giacché l'Immaginario, nato con l'Uomo, coesiste, con Lui, e con l'Universo, da sempre e per sempre. Con l'Universo, infatti, sono nati "i semi di tutte le cose", quell'Intelligenza che, nell'Uomo, ha imparato ad estrinsecarsi nella voce. Beethoven, il maestro compositore della Nona, le voci non poteva udirle, ma, certamente, aveva un'idea del loro suono e dei loro suggerimenti, così come poteva immaginare il suono dei suoi capolavori: una musica magistrale, che, quasi per un insolito contrappasso, non poteva essere udita dal suo creatore. La parola, infatti, ha creato il mondo, in una visione cristiana: "in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio". L'Universo sarebbe nato da una vibrazione cosmica di fondo: l'indiano suono OM. Gli Egiziani pensavano che denominare cose e persone fosse molto importante: la parola donava la vita, come vivente era un faraone, il cui nome era racchiuso, ed eternato, in un cartiglio. Dare un nuovo nome all'Imperatrice Bambina poteva far risorgere Fantasia. Ho ascoltato, con molto interesse, la presentazione del libro di Gilda Policastro, "La parte di Malvasia", perché, in una società del consumismo, in cui si tende ad accumulare beni e le tracce della canuzie vengono accuratamente nascoste (perciò, spesso io le esibisco disinvoltamente), non si vuol sentir parlare della vecchiaia, come se si parlasse di uno spauracchio lontano o di una cattiva notizia: anche noi saremo vecchi, come vecchia era diventata Malvasia. Il colore bianco, le rughe, i cambiamenti del corpo, sembrano non essere permessi alla donna: i media ci propinano l'immagine di una sempre verde giovinezza. Ricordo l'immagine della donna, in un fotomontaggio che ne mostrava i cambiamenti nel tempo, e, all'inizio del Novecento, almeno la madre di famiglia, la donna per eccellenza, poteva concedersi una ciocca di capelli bianchi...Ma cosa rimarrà di noi, dopo quel passo, quel salto? Rimarrà la voce del nostro spirito, se, in qualche modo, riusciremo a farla udire, per il bene di qualcuno. Nel libro, si notava che, spesso, si tende ad evitare gli anziani, a cui Renato Zero ha "dato voce" nella canzone "Vecchio". E chi sono quelli che, per eccellenza, non hanno voce? Sono gli animali. Molti possono emettere versi, per esprimere i loro stati d'animo...ma non hanno voce, per raccontare i soprusi, compiuti dall'uomo. In "Bella e perduta", si palesa il dolore del bufalo Sarchiapone, che sa che sta per essere condotto a morte, anche se se n'è fatto una ragione: in realtà, ragione non c'è. Mi permetto di dire che la dieta vegetariana dà più benefici alla salute di quella onnivora: pensiamo all'astronoma Margherita Hack, cresciuta senza proteine animali, che ha compiuto una maratona in tarda età. Io sono una semivegetariana, nel senso che, ogni tanto, molto di rado, mangio del pesce, ma ho bandito tutte le altre forme di carne-sofferenza, sacrificio-uccisione. Secondo molti maestri spirituali, mangiando la carne si assimila anche tutta la paura dell'animale, nel momento in cui sta per essere ucciso: per questo fa ammalare e genera aggressività. Il film, mi ha ricordato che dovrei sforzarmi di compiere il passaggio successivo ed eliminare anche il pesce dalla mia dieta. Conosco, tralaltro, tanti vegetariani per scelta spirituale. Il consumo di carne rossa ha portato Sarchiapone alla morte, mentre la vita è un diritto di tutte le anime viventi. Sono certa che anche il regista del film la pensasse così, se ha dipinto una lacrima scendere dal volto di Sarchiapone: un volto umano, di anima(le), come lo scrive la professoressa Silvia Acocella. Francesca, nel canto V dell'Inferno, apostrofa Dante con l'epiteto "animal grazioso e benigno": Dante, per Francesca, era un "anima(le), ossia creatura dotata di anima. Anche gli animali sono, perciò, dotati di "anima e voce". Ho scritto queste considerazioni perché tutti potremmo riflettere sul fatto che fare scelte alimentari diverse può contribuire a cambiare il mondo e l'economia: a giugno, in Cina, si tiene, ogni anno, l'orrore del "festival" della carne di cane e gatto, annoverati alla stessa stregua di polli o mucche. La nostra solidarietà deve compiere il passaggio successivo ed estendersi a tutti gli animali, affinché Sarchiapone non salga più sul camion della morte. Il film "Bella e perduta" mi ha colpito anche per il ruolo di Pulcinella, personaggio mediatore tra il mondo dei vivi e dei morti (io abito ad Acerra dove, al Castello Baronale, esiste "Il museo di Pulcinella") e perché mi ha fatto conoscere Tommaso Cestrone, che, ahimé, non conoscevo, laddove, invece, i media hanno strimpellato ripetutamente le stesse notizie, mentre quella della notizia della morte di un uomo, che aveva dedicato tutta la sua vita alla salvaguardia di un bene archeologico, non mi era mai giunta. Il Seminario svolge, così, una funzione di informazione e sensibilizzazione, nonché completamento culturale, per chi voglia tenersi aggiornato ed apprendere cose nuove, poiché la cultura può migliorare la nostra vita e quella di chi ci è vicino.
Lucia Luongo Lucia Luongo pubblicato il 2 Aprile 2022 alle 23:48
Ho sempre pensato che ci fossero immagini comuni all'intero genere umano, sedimentate nel DNA e divenute memoria genetica, così come si dice che, dovunque, in ogni parte del mondo, comuni siano i meccanismi di formazione e funzionamento delle lingue: per questo, le varie immagini, artistiche, della Venere, si rassomigliano, perché una sola è l'immagine della bellezza, così come ogni uomo porta, dentro di sé, il concetto di "bello" e di " brutto", "buono" o "malvagio". Le immagini, spesso tanto vituperate, nel corso della storia umana, hanno avuto funzione didattica, introspettiva, spingendo l'uomo alla ricerca, e divenendo "quadri" nei libri; gli stessi suoni sono stati capaci di tramutarsi in immagini, nel pensiero di Kandinsky: a dir poco geniale è la "translitterazione" de "La grande porta di Kiev", immagine colorata e stilizzata, in spartito musicale. Il quadro dell'Angelus Novus, interpretato come "Angelo della storia", apre le sue mani alate, o mani-ali, per confortare l'uomo, per tutti gli errori commessi, nel corso della sua storia di progresso-regresso, quasi per commiserarci, sostenerci e risollevarci in alto, dalla nostra condizione di caduta...Del resto, "l'essere umano è una specie, capace di grande bontà, ma anche di grande crudeltà" (cito il dialogo di Jodie Foster con l'amico delle stelle, nel film "Contact"). Il quadro, antico strumento di celebrazione dinastica, diviene articolo di abbellimento delle case dei borghesi ed anche, come sottolineato dal cinema moderno, "luogo interiore", dove proiettare sentimenti ed imprigionare l'amore irraggiungibile (si pensi al film "La migliore offerta"). Oggi, esso ha cambiato forma: da naturalistico-realistico, si è trasformato nell'arte di espressione del proprio io interiore, di trasposizione esterna di un mondo personale ricco, ineffabile e, sovente, saturo di ferite, non ancora ricucite. La varietà degli aspetti della vita e delle stagioni dell'età si compone in un collage di colori, tecniche, ricordi e sperimentazioni, passando per la matita, penna acquerello, ritratto, fotografia e arte digitale, in cui campeggia la linea, ente fondamentale geometrico: la linea curva, e aggraziata, può delineare un volto di donna, lasciando che l'immaginazione completi il bozzetto...Ma come si può esprimere una ferita aperta, se non con le garze ed il rosso disinfettante, che dovrebbero curarla? Infinite sono le possibilità dell'uomo e dell'artista, che si trova a sondare gli infiniti spazi del pozzo della propria solitudine: l'arte diviene àncora di salvataggio, "per non naufragare in questo mare". Questo incontro del Seminario, vissuto, da me, in maniera "virtuale", attraverso le proiezioni, a distanza di immagini e suoni, ha corroborato la mia convinzione del grande ruolo svolto dalle immagini, e dal libro illustrato, nell'accompagnare la storia dell'Uomo...poiché, senza la rappresentazione delle cose, che ha portato al computo e alla nascita della scrittura, non ci sarebbe stata la storia.
Lucia Luongo Lucia Luongo pubblicato il 21 Marzo 2022 alle 14:58
Nel corso di questi anni, ho finito per considerare il Seminario, e le anime che lo “animano”, lo specchio di me stessa: in ogni parola, nozione oppure opera letteraria, a me conosciuta o sconosciuta, ritrovo una parte di me, sorprendendomi nel vedere commentata un’opera artistica, di cui ammiravo la bellezza, ma sconosciuta ai più. La sorpresa più grande, per me, in questo incontro del 18 marzo, è stato il commento ad una canzone che mi è molto cara, “Tre Madri”, ed anche la scoperta che le sue note di fondo appartengono al lamento di Monteverdi: sono una grande ammiratrice, ed ascoltatrice, di tutte le canzoni religiose di De Andrè, imperniate sulla figura di Gesù e della Madonna. Questo cantautore dovrebbe essere conosciuto anche per il sublime, presente in canzoni come “Si chiamava Gesù”, “Il sogno di Maria” e “Il cantico dei drogati”. Il lamento di dolore ha attraversato tutta la storia della nostra Letteratura, come pianto e compianto, ed è approdato alla musica, per fondersi con essa. Il Seminario mi consente, e mi ha consentito, di conoscere autori contemporanei, di cui spesso non si riesce nemmeno a parlare, data la vastità degli esami generici di Letteratura Italiana, soprattutto per chi, come me, proviene da un curriculum classico e la modernità, sebbene sia giunta alla fine del corso di studi, rimane ancora una scoperta continua. Del resto, l’epopea di Gilgamesh, i manoscritti, i libri, le linee, intere o spezzate, la poesia, la chimica, l’astronomia e gli elementi, corrono veloci nelle nostre sinapsi, ricordi trasportati da un atomo di carbonio, quello stesso atomo che ha spinto anche me a scrivere un pensiero, sul reticolo di una carta digitale, evoluzione di quella materiale. Purtroppo, la crudeltà della storia, quella che possiamo considerare la “somma crudeltà”, dello sterminio degli Ebrei, così come essa viene percepita dalle nostre coscienze, si ripete, in piccolo o grande, a seconda di come vogliamo considerarla, nell’emarginazione, nella persecuzione e nelle stragi del mondo attuale, sebbene, come precisato, alla fine di un film, “immaginare un mondo senza crudeltà sarebbe immaginarlo anche senza umanità”, data la commistione di luce e buio della natura umana. Spero che l’Arte, la Letteratura, il Cinema e la Musica possano svolgere una funzione altamente formativa per le nuove generazioni, per una cultura della pace, del sostegno e dell’integrazione, spingendo a riflettere sulle radici dell’uomo, sulla bellezza effimera, da carpire sul momento, e sui grandi dolori, che accomunano, ed hanno accomunato, tutti gli uomini, dall’uomo delle caverne, all’eroe fino a quello contemporaneo: in ciò, risiede il valore del Seminario, come riflessione sulla vita e momento di arricchimento culturale, ed affinamento spirituale, rivolgendosi ai “cuori gentili”, che, a loro volta, potranno renderne altri sensibili alla Bellezza. Questo è il cuore, ed il segreto, del Seminario: l’amore per l’Uomo, per quanta strada, culturalmente, ed emotivamente, ha fatto finora. Non i 4 CFU.
Lucia Luongo Lucia Luongo pubblicato il 21 Marzo 2022 alle 11:36
Nel corso di questi anni, ho finito per considerare il Seminario, e le anime che lo “animano”, lo specchio di me stessa: in ogni parola, nozione oppure opera letteraria, a me conosciuta o sconosciuta, ritrovo una parte di me, sorprendendomi nel vedere commentata un’opera artistica, di cui ammiravo la bellezza, ma sconosciuta ai più. La sorpresa più grande, per me, in questo incontro del 18 marzo, è stato il commento ad una canzone che mi è molto cara, “Tre Madri”, ed anche la scoperta che le sue note di fondo appartengono al lamento di Monteverdi: sono una grande ammiratrice, ed ascoltatrice, di tutte le canzoni religiose di De Andrè, imperniate sulla figura di Gesù e della Madonna. Questo cantautore dovrebbe essere conosciuto anche per il sublime, presente in canzoni come “Si chiamava Gesù”, “Il sogno di Maria” e “Il cantico dei drogati”. Il lamento di dolore ha attraversato tutta la storia della nostra Letteratura, come pianto e compianto, ed è approdato alla musica, per fondersi con essa. Il Seminario mi consente, e mi ha consentito, di conoscere autori contemporanei, di cui spesso non si riesce nemmeno a parlare, data la vastità degli esami generici di Letteratura Italiana, soprattutto per chi, come me, proviene da un curriculum classico e la modernità, sebbene sia giunta alla fine del corso di studi, rimane ancora una scoperta continua. Del resto, l’epopea di Gilgamesh, i manoscritti, i libri, le linee, intere o spezzate, la poesia, la chimica, l’astronomia e gli elementi, corrono veloci nelle nostre sinapsi, ricordi trasportati da un atomo di carbonio, quello stesso atomo che ha spinto anche me a scrivere un pensiero, sul reticolo di una carta digitale, evoluzione di quella materiale. Purtroppo, la crudeltà della storia, quella che possiamo considerare la “somma crudeltà”, dello sterminio degli Ebrei, così come essa viene percepita dalle nostre coscienze, si ripete, in piccolo o grande, a seconda di come vogliamo considerarla, nell’emarginazione, nella persecuzione e nelle stragi del mondo attuale, sebbene, come precisato, alla fine di un film, “immaginare un mondo senza crudeltà sarebbe immaginarlo anche senza umanità”, data la commistione di luce e buio della natura umana. Spero che l’Arte, la Letteratura, il Cinema e la Musica possano svolgere una funzione altamente formativa per le nuove generazioni, per una cultura della pace, del sostegno e dell’integrazione, spingendo a riflettere sulle radici dell’uomo, sulla bellezza effimera, da carpire sul momento, e sui grandi dolori, che accomunano, ed hanno accomunato, tutti gli uomini, dall’uomo delle caverne, all’eroe fino a quello contemporaneo: in ciò, risiede il valore del Seminario, come riflessione sulla vita e momento di arricchimento culturale, ed affinamento spirituale, rivolgendosi ai “cuori gentili”, che, a loro volta, potranno renderne altri sensibili alla Bellezza. Questo è il cuore, ed il segreto, del Seminario: l’amore per l’Uomo, per quanta strada, culturalmente, ed emotivamente, ha fatto finora. Non i 4 CFU.
Lucia Luongo Lucia Luongo pubblicato il 12 Marzo 2022 alle 21:47
La prima puntata del Seminario ha illustrato il sublime filo, che ci unisce a Dio, alla Creazione ed alla Parola che narra: giacché l'Uomo, nel testo o nella musica, che scrive o compone, è egli stesso il Dio del suo microcosmo. Il tutto spiegato con grande maestrìa, precisione e meticolosità, con esempi presi dall'astronomia, dal racconto, dalla pittura, dalla cabala e dal più antico testo musicale. E' l'antico, infatti, a plasmare il volto del moderno, in un continuum spirituale, culturale e spazio-temporale, che unisce il ''poetico primate'', le antiche civiltà e la grande musica strumentale. Del resto, l'Arte è il nostro modo di vivere per sempre.
Lucia Lucia pubblicato il 23 Luglio 2021 alle 21:31
L'impegno nello studio e nel raggiungimento di una formazione etica supera qualsiasi misura di eccellenza. Il merito è quello di divenire buoni cittadini, preparati, sì, ma pieni di "humanitas". Il sapere va amato anche di per se stesso, "per seguire virtute e conoscenza", non perché deve apportare necessariamente lucro. Il sapere salva, libera, costruisce e arricchisce, ma il beneficio economico non dovrebbe essere mai il fine ultimo. Lo scopo è quello di servire la Vita, di cui la Scienza e l'Arte sono propaggini ed espressioni. Chi potrebbe definire, con contorni netti, cosa è il Sapere? Chi può quantificarlo o dargli un valore in denaro? Esiste un sapere più grande di un altro? E, se quel sapere, apparentemente meno remunerativo e produttivo, lo eliminassimo, cosa succederebbe alla società? Tutti gli Atenei hanno la loro eccellenza, che risiede nell'interiorizzazione, rispettosa, di ciò che si è appreso, per il bene proprio e degli altri.
Lucia Luongo Lucia Luongo pubblicato il 22 Marzo 2020 alle 14:33
Il Seminario dimostra acume, etica e sensibilità e ha una grande capacita' formativa, perche' affronta temi delicatissimi, che danno profondita' di introspezione alla nostra vita, poiche' essa e' anche riflessione e miglioramento.
Lucia Lucia pubblicato il 21 Marzo 2020 alle 22:11
Il Seminario ha, per tutti, un indicibile valore umano, culturale e formativo, nella costruzione di un mondo e di persone migliori, che possano trovare l'essenza delle cose, attraverso la guida della Letteratura, dell'Arte e di persone illuminate, quali la Professoressa ed i Suoi collaboratori. Con piacere, ho guardato la registrazione della puntata 0. Ho seguito l'anno scorso il Seminario, per i 4 crediti, ma continua ad essere importante per me ed intendo seguire lo stesso questo nuovo perorso formativo. Grazie ai Nuvolari ed alla loro Guida, così speciale, da infondere autostima e voglia di conoscere.