Alchimia

Il treno continuava inesorabile la sua lenta corsa verso il segnale di arrivo, fermandosi continuamente e accogliendo sempre nuove anime in viaggio con i loro bagagli carichi di storie. Uomini e donne ammassati gli uni sugli altri in scompartimenti troppo piccoli per accoglierli tutti. Alcuni corpi sovrastavano gli altri con la loro altezza e riuscivano a respirare aria più pura dell’anidride carbonica che le povere persone di bassa statura dovevano sopportare. E poi, finalmente, il nastro dell’arrivo. Le porte che si aprono, le masse che divampano all’esterno come fiamme che evadono dalle finestre di una casa in fiamme; e proprio in quel momento in cui i polmoni riescono a riprendere fiato, il respiro viene spezzato da due occhi verdi persi nella folla alla ricerca di qualcuno, un amico perduto tra la moltitudine di corpi in fuga, trascinati dalla corrente come stormi di gabbiani. Solo un ciuffo di capelli rossi, immobili nella dinamicità della stazione. Spinto dalle onde di corpi sono costretto a superare quella fiammante figura immobile nella corrente. È andata… perduta… o almeno così pare. Nella fiacca letargia mattutina le scale della stazione sembrano una montagna che non può essere scalata e allora, alla ricerca di una scorciatoia, ecco la magia degli uomini, la via che ti porta dove vuoi senza fatica. E proprio lì, pelle contro pelle, sullo stesso gradino, ecco gli occhi verdi e i capelli rossi ad incorniciare una pelle bianca come ciò che ci è dato vedere delle stelle, un candore che appare come una nota stonata nella triste melodia della vita ormai corrotta, spinta verso l’oscurità. Sguardi penetranti e silenziosi fondono i nostri occhi di diverse tonalità di verde, ma ancora una volta la dinamicità, la vita, ci separa. Continuo la mia strada, vado dritto, poi svolto a sinistra, delle scale da scendere, ma la letargia è stata scacciata dall’adrenalina di un attimo, il treno è fermo, in attesa che i passeggeri salgano per essere condotti alle loro destinazioni. Salgo in quel nuovo groviglio di anime. La porta si chiude ed ecco, fuori dalla porta, ancora una volta, un meraviglioso ciuffo rosso, stavolta in compagnia di un ciuffo di una calda tonalità di castano. Sorride, si volta, mi vede e continua a sorridere. Forse quel sorriso era anche per me, per quella strana alchimia che ha unito i nostri sguardi per tre volte, per quell’attimo di magia che, rinchiuso in una bolla, continuerà a vivere…
Gerardo Picarelli 

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