
di Irene Pensa
E così composta e beata,
da un finestrino, osservi silenziosa l’orizzonte fermo e muto.
D’un tratto, silenzio e buio ti travolgono
Interrompendo l’immagine frutto di tanto diletto.
Immobile e inerme restavi.
E poi una luce, una mano ti raccoglie.
Ti raccoglie, dalla paura , dallo spavento, dal dolore.
Una mano, profumo di salvezza ,
una mano che non stringe non soffoca,
Ma delicata ti riporta
Al tanto amato luogo: una spiaggia.
Fra le tue braccia ho consumato un’attesa,
Impaziente e dolorosa
avvolta in un velo di speranza rinnovata alla tua vista.
E ora son qui, con un perpetuo segno sulle membra,
che come uno scrigno ha raccolto il desiderato incontro,