
Disgraziato era chi nasceva povero nel XV secolo, perchè è da questo periodo in poi, fino al XVIII secolo, che comincia una delle persecuzioni più assurde e prive di fondamento che la storia abbia mai visto: la caccia alle streghe. È chiaro che in questo periodo l’ignoranza prevaleva sull’ intelletto, e fra credenze e superstizioni era facile essere accusati senza motivo, bastava infatti essere nemico di un potente, o essere invidiati da terzi, e in poco tempo senza prove, ti trovavi sul rogo. La storia che sto per raccontarvi è ambientata nel 1400, precisamente 1403, in un paesino dell’Islanda dove un po’ alla volta, cominciarono a circolare storie su donne, ma anche uomini, capaci di fare incantesimi, usare oggetti magici, e venerare il diavolo.Mey, era una ragazza come un’altra, era di altezza normale, magra, con lunghi capelli neri, occhi azzurri, e un sorriso raggiante, ma a differenza delle altre lei sapeva leggere e scrivere, ed era un qualcosa di impossibile in un periodo in cui l’ istruzione non era a portata di tutti, figuriamoci se eri povera come Mey. Lei però aveva imparato da suo nonno, che avendo lavorato presso una famiglia di nobili per tanti anni, era riuscito a farsi una cultura, partecipando (da servo ovviamente), alle lezioni che venivano impartite ai figli del suo padrone. Il nonno amava Mey, perchè era la sua unica nipote, e pensò che insegnarle a leggere e scrivere potesse servirle in futuro, ignaro del fatto che neanche dopo tanti anni il mondo non sarebbe stato pronto ad accettare una donna che si ponesse a pari livello di un uomo nobile. Mey, tutte le mattine, si dirigeva in una vasta area di campagna, dove era situata una sorta di casetta abbandonata, che non era proprio una casa, ma una stanza, che non sapeva quale funzione avesse avuto in passato, ma le era comoda, perchè era lì che lei scriveva e leggeva, lontana da occhi indiscreti che se l’avessero vista, dato i tempi che correvano, non avrebbero capito. La stanza era priva di decorazioni, come se chi l’ avesse abitata aveva portato via tutto, lasciando solo della paglia, che lei usava come appoggio alla schiena, e che sistemandola in modo giusto, poteva farne un letto. L’ unica decorazione personale era una candela, che lei usava anche di giorno per poter scrivere e leggere meglio. C’ era solo una finestra che affacciava su un piccolo lago, dove lei durante l’estate andava a rinfrescarsi. Una mattina, mentre era in cammino per raggiungere la sua stanza, cominciò a piovere a dirotto, ma era troppo vicina per tornare indietro, così correndo la raggiunse, e cominciò a scrivere. Dopo poco il suo arrivo, mentre era intenta a leggere dei racconti che le aveva passato suo nonno, sentì il rumore di un cavallo, e all’ udire di quel suono si apprestò a nascondere sotto alla paglia tutto quello che dimostrava la sua capacità nel leggere e nello scrivere, compreso il suo diario, che aggiornava ogni giorno. Si affacciò alla finestra, perchè voleva vedere chi fosse la persona che l’aveva interrotta, ma non vide nessuno, solo il cavallo legato a un grande albero, che gli faceva da riparo per la pioggia. Ad un tratto sentì la voce di un ragazzo alle sue spalle, che le chiese se lei abitasse in quella casa. Mey si voltò, e dal vestiario capì che si trattava di un nobile, di bell’ aspetto aggiungerei, perchè era alto, con capelli neri e occhi ancora più scuri, che risaltavano maggiormente la pelle molto chiara, e non potendo dire la verità, inventò che era lì per ripararsi dalla pioggia, proprio come aveva fatto lui, e che se lui avesse voluto restare in quella stanza, lei era felice di andarsene. Non gli diede neanche il tempo di rispondere che scappò via, lasciando nascosti sotto la paglia i suoi racconti, i suoi libri da lettura, e la sua candela. Il giorno dopo, Mey tornò nella sua stanza, convinta di non trovare il ragazzo, ma con grande sorpresa, scoprì che il ragazzo era ancora lì, che non appena la vide, una volta accertatosi che la ragazza che si firmava Mey nei suoi diari, fosse proprio quella che aveva di fronte, si complimentò per il tuo talento, tranquillizzandola dicendole che l’ istruzione non era un crimine per lui. Il ragazzo, di nome Ver, decise di restare con Mey, perché anche lui voleva una stanza dove poteva passare il tempo. I due cominciarono a vedersi tutti i giorni, senza darsi nessun appuntamento, perché sapevano di trovarsi lì ogni giorno, e con il passare del tempo i due si innamorarono. Mey era sempre felice di vedere Ver, ma una mattina per lei non fu lo stesso, perché venne a conoscenza dagli abitanti del suo paese, che il nobile Ver avrebbe sposato una ragazza altrettanto nobile, con il solo scopo di migliorare la sua situazione econimica. Quando Mey giunse nella stanza cominciò a litigare con ver, che in tutti i modi cercava di spiegarle la situazione, ma Mey non voleva sentire ragioni, perché era afflitta dal fatto che Ver le avesse mentito. Passarono i giorni, e Mey e Ver non si parlavano, fino a quando quest’ ultimo decise di rompere il silenzio con una battuta. I due cominciarono a ridere, e Ver non fece altro che confermarle quanto l’ amava, e quanto si sentisse ricambiato da quel sentimento. Mey non negava quello che provava per lui, e nonostante tutti i problemi che comportava un ragazzo come Ver, lei era felice, per la prima volta in tutta la sua vita si era innamorata, e dei grandi amori lei conosceva solo quello che aveva letto nei libri, e non poteva credere al fatto che ora, la protagonista di una di quelle storie, fosse proprio lei. Tutto cambiò quando il padre di Ver, Cecil, un uomo alto, calvo, e molto magro, convinto che il figlio nascondesse qualcosa, decise di farlo seguire dal suo servo, che in poco tempo scoprì la verità, consegnando il diario di Mey al suo padrone. Cecil scoprì le capacità della ragazza, e dopo essersi fatto promettere da Ver che non l’ avrebbe più vista, gli promise che non avrebbe fatto parola con nessuno. Cecil, era preoccupato che l’ amore del figlio verso questa ragazza, avrebbe compromesso il suo matrimonio di interessi, ma volle dare fiducia al figlio, sperando che Ver non tornasse da Mey. Quello che nessuno dei due notò, è che qualcuno ascoltava la loro conversazione, era Liv, la ragazza che Ver doveva sposare, che decise di seguire il suo futuro sposo per vedere che volto avesse questa ragazza che aveva il potere di fargli saltare il matrimonio. Liv la temeva, perchè sapeva di non essere di grande bellezza. Era bassa, fisicamente rotonda, e aveva una voce così fastidiosa che aveva la sensazione che gli uccelli cinguettassero più forte se la sentivano parlare. Arrivò fuori la stanza, convinta che lui le avrebbe detto addio come aveva promesso al padre, ma non fu così, perchè lui le giurò che avrebbe continuato a raggiungerla nella loro stanza appena poteva, che le avrebbe riportato il diario, e che sperava che lei continuasse ad andare lì, e a scrivere di loro. Mey era preoccupata che il padre di Ver potesse accusarla, ma lui la rassicurò dicendo che non lo avrebbe fatto, non solo perchè glielo aveva promesso, anche perchè non vuole che questa storia si sappia. Cosi Mey accettò, e passarono le tre ore successive insieme. Liv fu infastidita dall’ atteggiamento di Ver e Mey, e decise così di affidarsi a qualunque cosa per eliminarla dall’ equazione. Tornato a casa Ver, trovò nella sua camera Liv e suo padre, Damjan, un uomo basso, con molti capelli e dall’ aria dura, pronti a minacciare Ver, e ad accusare Mey di stregoneria. Cominciò una forte discussione, che finì in una grossa lite, al punto che Cecil dovette intervenire. Damjan, accusava Mey di stregoneria, e nonostante Ver la difendesse, sperando in un appoggio del padre, Cecil non lo fece, e diede ragione a Damjan. Damjam, ad un certo punto, propose a Ver un accordo: Mey non sarebbe stata toccata se Ver fosse stato pronto a perdere la ricchezza che il matrimonio con sua figlia poteva dargli; in caso contrario, lei sarebbe stata uccisa, perché Mey, perdendo Ver, avrebbe cercato un altro ragazzo da rovinare, e Damjan non voleva che una strega circolasse liberamente per il suo regno. Ver restò per qualche minuto a pensare come sarebbe stata la sua vita se avesse deciso di rinunciare alla ricchezza. Gli vennero in mente tutti i servi che la sua famiglia aveva sfruttato, tutti quei lavoratori che faticano come muli, e che vengono pagati miseramente, e a tutti quegli uomini poveri che si sentono insoddisfatti della loro vita. Ver non era abituato a quella vita, e sapeva che il suo matrimonio avrebbe sistemato le cose. Ver non voleva far parte di quella classe così bassa, per lui era un’umiliazione, ma non sapeva cosa fare, non voleva rovinare la sua famiglia, e non voleva neanche che Mey morisse, ma al solo pensiero di vivere da povero creava in lui un senso di frustrazione, che lo portò a scegliere egoisticamente la ricchezza. Subito Dajman chiamò i suoi uomini per catturare Mey, che in poco tempo fu trascinata via con la forza dalla sua stanza, e chiusa in una cella. In quelle quattro mura, non rimase niente di lei, se non la sua candela. Mey fu sottoposta a torture di tutti i tipi, e non potendone più, confessò di essere una strega, perché non desiderava altro che trovare la pace nella morte. Nessuna tortura però fu più grande della visita inaspettata di Liv, che si mostrò più che felice di raccontarle come fosse stato proprio Ver a condannarla, ricordandole, che Ver sarebbe diventato suo marito nel giro di pochi giorni. Mey, la mandò via, ed era infastidita da quello che le aveva raccontato, perchè non credeva che Ver potesse tradirla, pensò piuttosto che non sapesse cosa stava accadendo, anzi, temeva che lui pensasse che lei non lo amava più, dato che non andava più nella stanza, e sperava che in qualche modo venisse a conoscenza della realtà e che la liberasse, ma sopratutto temeva che a causa sua, Ver fosse stato accusato a sua volta. Era triste, spaventata, confusa, perchè sarebbe morta l’indomani, e pensava ai suoi genitori, a come stavano soffrendo, a suo nonno, a come l’aveva liberata dall’ ignoranza, ma capii solo ora le sue parole “ Mey, non dire a nessuno che sai leggere e scrivere, perchè la gente non è pronta. Leggere rende le persone intelligenti, e l’intelligenza fa paura, chi è poco intelligente vive meglio, tu sii più intelligente degli altri, fingiti stupida, saprai tutto, ma vivrai bene. “, e ricordandole, Mey capii di non essere stata brava a nascondersi come doveva, e che forse sarebbe stato meglio se all’ espoca, avesse rifiutato gli insegnamenti di suo nonno. Mey era nel suo tormento quando vide Ver fuori la cella. Il suo volto si illuminò, si alzò, e andò verso di lui felice, convinta che lui volesse liberarla, ma non fu così, anzi, Ver piangendo, confermò la versione di Liv, lasciando Mey sola al suo destino. Mey cominciò a piangere, e appena si riprese, chiese al custode della cella un foglio e una penna per poter scrivere una lettera d’ addio. Le fu concessa, e cominciò a scrivere, e una volta terminata disse al guardiano di consegnarla a Ver, e che se non l’avesse fatto il suo spirito da strega lo avrebbe perseguitato per il resto della sua vita, e impaurito il guardiano accettò. Il giorno dopo Mey venne presa e portata sul rogo, circondata dalle voci della gente che la odiava senza conoscerla, che la insultava, e che chiedeva la sua morte. Fino all’ ultimo sperava che Ver venisse a salvarla, ma non lo fece, e non era neanche fra i presenti, forse perché non avrebbe avuto il coraggio di guardare la ragazza che lui stesso aveva condannato a morte. C’ erano però i suoi genitori, che piangevano disperati, e che imploravano che la figlia non venisse bruciata, ma invano. Mey, una ragazza come le altre, con qualche capacità in più, morì quella mattina bruciata al rogo, come fosse una delinquente. Il guardiano riuscì a consegnare la lettera a Ver, e lui decise di andare a leggerla nella stanza dove era cominciato tutto, dove aveva conosciuto Mey, e se ne era innamorato. Non aveva il coraggio di aprirla, perchè sapeva che era morta a causa sua, però sapeva che doveva leggerla, perchè glielo doveva.
– Mey: Ho convinto il guardiano della mia cella a consegnarti la lettera subito dopo la mia morte, dicendo che il mio spirito da strega lo avrebbe perseguitato per tutto il resto della sua vita, ho dovuto sfruttare l’ignoranza di un uomo per poterti dire le ultime cose. Ho sperato fino alla fine che arrivassi tu a salvarmi, come fanno gli eroi dei racconti che abbiamo letto, e dicevi di essere un eroe, che avresti affrontato un drago per me. Com’ è possibile, avresti affrontato un drago, ma non sei riuscito ad affrontare la povertà? Ti amavo, credevo fossi un eroe, ma forse l’eroina sono io, perchè sono morta per te. Nonostante tutto, vorrei che non dimenticassi quello che c’ è stato fra me e te. Non dimenticare il mio sorriso, il mio modo di leggere, e le cose che scrivevo per te. Non dimenticare che ti ho amato. Guardati attorno, sono sicura che sei andato a leggerla nella stanza dove ci incontravamo, guarda com’ è vuota, non è più la stessa, non è rimasto niente di me. Non dimenticare l’amore che ti ho dato. Addio Ver, ci vediamo dall’ altra parte.
Mey
Ver cominciò a piangere, e a guardarsi intorno, e capii che Mey aveva ragione. La stanza era cambiata, perchè era cambiato il modo in cui la guardava. Quel luogo di gioia, spensieratezza, rifugio, ora era un posto di tristezza, di bei ricordi che non sarebbero tornati più, e di nostalgia. Ver giurò di non tornarci più, e decise di andarsene, quando calpesta qualcosa che fa uno strano rumore. Si volta e si accorge che è la candela, quella di Mey, quella che condivideva con lui, e non potè non pensare che aveva spezzato la candela con la stessa indifferenza con cui aveva spezzato la vita di Mey.
Elena Morf