Il seminario Scritture in transito tra letteratura e cinema, guidato da Silvia Acocella, inizierà il suo cammino lungo le narrazioni dalla prima voce udita nell’universo, il Fiat Lux di Dio: è solo in un cosmo buio, a chi sta dicendo quelle parole? Annachiara Monaco ci condurrà attraverso le cosmogonie e le trame dei miti, quando invenzione e creazione coincisero nella formazione del linguaggio. Con le immagini di 2001 Odissea nello spazio uniremo a suon di valzer i cieli vorticosi allo spaziotempo curvo, dove tutto cade. Nella Creazione di Michelangelo, il dito di Dio innesca l’esistenza dell’Adam: la mano dell’uomo si lega immediatamente al suo bisogno di narrare (Gottschall), entrambi prolungamento e risarcimento della sua imperfezione, necessari entrambi all’evoluzione dei Poetici primati. E in punta di dito l’uomo crea: l’unico animale sulla terra capace di indicare (il pointing) e di essere compreso nel gesto, con quello stesso indice disegna nelle caverne le prime figure bidimensionali e, nelle grotte di Lascaux, la prima mappa stellare. L’essere eretti, infatti, mentre comporta l’improvvisa liberazione delle mani, rende anche gli uomini de-sideranti, con gli occhi naturalmente rivolti alle stelle. Il firmamento è al centro della separazione tra cielo e terra che Carmen Lega condurrà alle origini dell’Aleph, unione di macrocosmo e microcosmo, paradosso borgesiano dell’uno e del molteplice. Achille Campanile, partendo dalla melodia di Strauss che accompagna le immagini di Kubrick, ci racconterà l’intervallo di quinta come il suono di un viaggio, iniziato nel II secolo a.C. in Grecia, con la melodia più antica mai scoperta: l’epitaffio di Sicilo.
Dentro un universo imperfetto, che procedeper vuoti e salti, l’uomo, caduto nel tempo,tentando prolungamenti e legami, è destinato a tessere trame infinite e luminose, come la ragnatela cosmica che tutto avvolge e che solo i suoi occhi vedono.
venerdì 11 marzo
Aula Piovani (14,30-16,30)
La prima puntata del Seminario ha illustrato il sublime filo, che ci unisce a Dio, alla Creazione ed alla Parola che narra: giacché l’Uomo, nel testo o nella musica, che scrive o compone, è egli stesso il Dio del suo microcosmo. Il tutto spiegato con grande maestrìa, precisione e meticolosità, con esempi presi dall’astronomia, dal racconto, dalla pittura, dalla cabala e dal più antico testo musicale. E’ l’antico, infatti, a plasmare il volto del moderno, in un continuum spirituale, culturale e spazio-temporale, che unisce il ”poetico primate”, le antiche civiltà e la grande musica strumentale. Del resto, l’Arte è il nostro modo di vivere per sempre.